Descrizione
Agostino Gallo
Esperto agronomo, scrittore, letterato e appassionato di archeologia. Come scrittore egli compose, in un primo tempo, le "Dieci giornate della vera agricoltura e piaceri della villa", opera in forma di dialogo pubblicata nel 1564. Più tardi, a Venezia ristampò il suo libro, completandolo con l'aggiunta di altre tre giornate ed infine nel 1569 presentò definitivamente la sua opera letteraria, accresciuta di sette giornate, con il titolo "Le vinti giornate dell'agricoltura e de' piaceri della villa".
Agostino Gallo nasce a Cadignano nel 1499; il padre Gian Cristoforo proprietario di appezzamenti di terra, possiede una bottega di "pateria e ferrarezze" vicino alla chiesa. Anche se attivamente occupato nel negozio del padre, Agostino non trascura gli studi a Verolanuova e a Quinzano e se dal lavoro ottiene e rafforza la sua fortuna, dalla scuola acquisisce una buona cultura letteraria e agricola. Perfetto conoscitore dell'arte e della Bibbia, entra in contatto con i Domenicani che a Cadignano posseggono molti appezzamenti agricoli ed è da questi influenzato nella vita religiosa.
Le profonde preoccupazioni religiose traspaiono nel suo modo di vedere e di pensare fino a dare una direttiva costante alla sua personalità. Persino il vantaggio morale, conseguenza naturale di un regolato e buon rapporto, secondo la teoria del Gallo, rientra nell' ordine delle opere di carità cristiana. Infatti, nell'elencare i diritti e i doveri dei massari e dei padroni, egli afferma che il massaro deve essere onesto e il padrone, come buon padre di famiglia, deve tributargli quanto gli appartiene.
Il Gallo crea e coltiva rapporti di amicizia e collaborazione con gli Stella, con Giacomo Chizzola, con Patengola, con Averoldi e Luzzago. Insieme a Bartolomeo Stella si dedica all'ospedale degli Incurabili ed alle opere di bene.
Nel 1529 conosce S. Angela Merici , fondatrice delle suore Orsoline, e Girolamo Miami, fondatore della Congregazione Somasca. In questo periodo il Gallo accompagna la Santa a Cremona dove soggiornano per alcuni mesi in una casa di sua proprietà. Dopo il suo ritorno a Brescia, nel 1532, conosce Girolamo Emiliani e con lui crea opere assistenziali e un orfanotrofio.
Nel 1530 vende la terra di Cadignano ed acquista un appezzamento di terra a Malpaga di Calvisano.
Nel 1531 si sistema definitivamente a Brescia vicino all'amico Alessandro Bonvicino detto il Moretto. L'amicizia è talmente sentita che alla morte del pittore, nel 1554, diventa tutore dei suoi figli ed è nominato suo esecutore testamentario. E' in questo periodo che egli scopre la sua vera passione di agronomo.
Il 13 agosto del 1534 acquista 60 più "di buona terra aradora" in quel di Borgo Poncarale, da Monica Moro, da Luigi Valgulio e da Bartolomeo Castello e la dota di un casamento per se e per il massaro, completandolo nel 1548.
E' controversa però l'identificazione della sua vera dimora. Si dice sia la cascina Gallo situata sul fianco della chiesa parrocchiale; c'è chi sostiene, invece, che sia il palazzo al centro del paese, di proprietà ed abitato dal Sig. Enzo Ranchetti.
La scelta di Borgo è ottima poichè è abitato da altre nobili famiglie; lo sviluppo agricolo-economico del paese incrementa quello demografico, di conseguenza è indispensabile avere una chiesa propria per assistere più comodamente ed assiduamente alle funzioni religiose. Infatti il Gallo, insieme ai nobili residenti, si adoperò efficacemente per ottenere l'indipendenza completa della chiesa di S. Maria dalla parrocchia madre di Poncarale.
Nel 1552 vende tutti i suoi beni e nel 1556 anche la proprietà di Borgo per dedicarsi completamente alla stesura delle "Giornate dell'Agricoltura", che in una prima stampa sono X, più tardi XIII, con la terza ristampa infine diventano XX.
Nell'esaltare la campagna con tutte le sue bellezze naturali, egli la definisce "rustica maestra" poichè essa, attraverso le cose comuni e semplici, gli animali domestici, il dolcissimo cantare degli uccelli, le acque che mormorano, il lavoro dei contadini e le canzoni delle villanelle, aiuta l'uomo a scoprire l'amicizia, l'amore, la serenità, l'onestà, la pace allontanandolo dall'odio, dalle insidie e dalla cupidigia...(g. IV).
Insegna come si piantano erbe gentili, dalla lattuga al prezzemolo, gli spinaci, i meloni e le zucche, asparagi...(g.IV).
Descrivendo i giardini (frutteti) suggerisce di produrre più pere che mele poichè le pere sono più delicate e più pregiate; buone sono le marene e le marasche, le brogne ed i brognoni, i fichi, i persichi, i pomi, i mori neri e bianchi, le noci, la mandorla, le castagne, le olive...(g.V).
Elogia la strada del molino accompagnata dal mormorio della bellissima acqua della Mora (Vaso Molinara) che fa correre le sei rote del mulino...(g.IX)
Esalta la caccia e descrive la pesca...(g.VIII)
Per il Gallo nella villa tutto è mirabile: è sincero ciò che si vede, è sentimento ciò che si prova, è armonioso ciò che si sente. Ogni cosa rende felici e dona alla vita quel senso sublime che la esalta.
Le nobili Maddalena ed Elisabetta Girelli
Discendenti da due famiglie religiosissime, fra le più stimate dell'aristocrazia bresciana, prime di sette figli, nascono dal matrimonio del nobile Giuseppe Girelli con la nobile Camilla Moro. Di questi sette figli solo tre vissero: Maddalena, la primogenita, Elisabetta ed Elena Marietta, sposata al conte Giuseppe Passi e morta prematuramente a 28 anni. La madre, nobile Camilla Moro, cresciuta ed educata nell'Istituto delle Madri Salesiane e compagna di collegio di S. Maria Crocefissa di Rosa, fondatrice e superiora generale delle Ancelle della Carità, attese personalmente all'educazione delle figlie; le custodì gelosamente "come le pupille dei suoi occhi" insegnando loro la costante preghiera, la carità, l'assistenza ai poveri e lo spirito di sacrificio. Il padre, nobile Giuseppe Girelli, frequentò il ginnasio e liceo presso la scuola dei Gesuiti, ma purtroppo a 18 anni dovette lasciare gli studi per assistere il padre vecchio ed infermo.
Le due sorelle furono due figure completamente diverse l'una dall'altra: Elisabetta, sin dall'infanzia dimostrò una vivacità incontenibile unita ad una straordinaria intelligenza, sempre pronta a volere e ad agire; fra tante doti e virtù facevano capolino i suoi numerosi difetti quali la disubbidienza, l'ira , superbia e invidia verso la sorella.
Maddalena, al contrario era seria come il padre, metodica, studiosa, giudiziosa e per questo suo carattere rappresentò la mente direttiva e il braccio forte della famiglia; essa pure non era esente da difetti, infatti lei stessa si accusò di essere vanitosa e puntigliosa.
Ancora piccole frequentarono l'Istituto delle zitelle; in seguito entrarono nel collegio delle Nobili Vergini a Castiglione delle Stiviere, diretto da zia Caterina Moro, e appresero gli elementi del sapere e perfezionarono l'educazione cristiana. Con la maturità le loro esistenze cambiarono radicalmente portando le sorelle, per il resto della loro vita, al costante adempimento del dovere. Entrambe fecero voto di perfetta e perpetua verginità; concordi mantennero un comportamento ammirevole di intera dedizione ai bisogni altrui che rispettarono con amore per tutta la vita. Fondarono una Pia Unione di giovani consacrata al Signore e sotto la protezione di Maria Immacolata, adoperandosi per i bisogni del prossimo con spirito di umiltà e sacrificio. Questa istituzione però non incontrò i favori dell'autorità vescovile e più tardi le nobili Girelli abbracciarono la regole di S. Angela Merici.
Bettina si fece restauratrice della compagnia di S. Orsola e, divenuta scrittrice, fu incaricata di trascrivere le regole dettate allora dalla Santa. Insieme alla sorella Maddalena aprirono con i loro mezzi finanziari, le case di Marone e Castenedolo dove furono accolte ragazze disoccupate, orfane e pericolanti alle quali fornirono protezione, istruzione, e lavoro. Fondarono inoltre la rivista Scuola Italiana Moderna, finanziarono attività e associazioni cattoliche, aprirono scuole di catechismo, senza trascurare le visite agli ospedali e l'assistenza agli ammalati.
Nel 1901, nella loro residenza di campagna a Borgo Poncarale, aprirono e diressero l'Asilo infantile che funzionò fino a 1915. Nello stesso anno costruirono a loro spese un nuovo asilo su un' area concessa dal comune; questo fu riconosciuto ente morale dal 1936. Alla maestra Clotilde Rovati, nata e cresciuta a Borgo, fu affidato sin dai primi anni, l'incarico per l'insegnamento e la conduzione della scuola materna.
La popolazione di Borgo è particolarmente grata alle due benefattrici per il ricordo che hanno lasciato al paese.
L'abbondanza di meriti, la ricchezza materiale, utilizzata in opere benefiche, e quella spirituale, a cui improntarono la loro vita, valsero loro la fama di santità ed il riconoscimento per un processo di beatificazione da tempo in corso.
Emanuele Bertazzoli
La via che gli è dedicata testimonia la riconoscenza nei suoi confronti da parte dei poncarali anche se trascorse la maggior parte della vita a Bagnolo Mella.
Nasce a Pontevico il 6 dicembre 1860 e nel 1883 inizia l'attività di agricoltore, affittando la Nassina a Borgo Poncarale, un'azienda di circa 325 più di terra. Ma il suo intuito di imprenditore agricolo lo induce a fondare una sorta di opificio caseario nel quale si inizia la lavorazione del latte in economia e di tutti i suoi derivati, esempio presto imitato da altri.
La sua attività non è limitata solo allo scopo di produrre ricchezza e profitto, ma si interessa anche delle condizioni alimentari, economiche e sanitarie della popolazione in generale e dei braccianti agricoli in particolare. Fornisce infatti latte a prezzo irrisorio ai suoi contadini; combatte attivamente la pellagra tanto da meritare la medaglia d'oro dalla Commissione Pellagrologica Provinciale e inoltre è tra i primi a combattere la malaria. E' grande sostenitore e attivo partecipe di opere di bonifica tese a migliorare la qualità dei terreni, ad aumentarne l'estensione, a prosciugare paludi e, con esse, anche a sradicare la malaria.
Nel 1895 entra consigliere nel Comune di Poncarale e ne diventa Sindaco tre anni dopo. Risana il bilancio, costruisce il Municipio in via delle Ferramonde (ora via Mazzini). Questo edificio ospiterà al piano terra fino agli anni '20 la scuola materna. Nel 1912 distribuisce ai poncaralesi i 200 più di Monte Netto di proprietà comunale, suddividendoli per i 192 capi famiglia del tempo e ripartisce fette di terra bel delimitate e distinte secondo il frazionamento fatto dal geometra Bianchetti. Oltre a ciò applica un Decreto dell'Intendenza di Finanza (n.7345 del 1912) per assegnare alle singole famiglie ciò che per consuetudine esse già collettivamente usavano. Essendo tutti i poncaralesi proprietari di fatto dei 200 più di collina, ora ne diventavano proprietari di diritto, a titolo individuale, di un piccolo appezzamento. Dopodichè avviò la coltivazione del Monte Netto stesso. E' proprio da questo frangente che la nostra "storia" prende le mosse; qui si intrecciano le strade di Bertazzoli, di Poncarale e del Monte Netto.
Naturalmente l'attività non si esaurisce qui. A Bagnolo costruisce un nuovo asilo di cui è anche il Presidente e nel 1897 fonda il Consorzio Agrario Cooperativo a cui è annesso lo stabilimento per la produzione dei concimi chimici. E' il primo in provincia e uno dei primi in Italia. Nel 1900 fonda la Società Elettrica di Capriano e guida una fabbrica di ceramiche e una filanda.
Convinto seguace di Zanardelli si candida alle elezioni politiche del 1913 e del 1919. Viene nominato Cavaliere del Lavoro il 9 aprile 1922. La sua vita si conclude a Bagnolo Mella il 26 agosto 1928.